giovedì 3 luglio 2008

UN UOMO

La vita di un piccolo paese è spesso scandita da una serie di eventi che si ripetono con cadenza straordinaria, rischi di vedere le stesse persone, nello stesso posto, alla stessa ora in tutti i giorni della tua vita e quando qualcosa di questo equilibrio silente viene smosso ti insospettisce, come se una delle tue certezze ti venisse a mancare.
Quella sera era lì seduto sul muretto del lungomare in una zona in cui non ricordo di averlo mai visto, lui non cambiava mai, il suo jeans squalcito e leggermente sporco, la maglia che, immagino, stirasse ogni mattina con la sua inconfondibile accuratezza confusa, la sua pelata segnata dai tagli della lametta che lui stesso si passava spesso e che lo faceva sentire un pò meno calvo e un pò più rasato.
Le mani appoggiate ai lati dei fianchi in modo da evitare di rimanere curvo per via del muretto senza spalliere e, la sua pancia, quell'enorme pancia che negli ultimi anni era cresciuta a dismisura e che lo faceva sentire sempre meno bello.
Lo vidi e pensai tra me e me che certi uomini sono nati per essere soli e certi altri sono nati per cercare di non rimanere soli; lui lo era, era intrappolato in questa solitudine da tempo ormai, a 43 anni, con i genitori morti quand'era piccolo e con il fratello più giovane, l'unico ad essersi preso cura di lui in tutti questi anni, che ormai si dedicava alla sua giovane mogliettina e a crearsi una famiglia tutta sua, una famiglia di cui, inevitabilmente, Giovanni doveva essere un pò geloso.
Mi chiesi subito cosa avrei potuto fare per lui, non trovai una risposta immediata ma, man mano, che il mio vespino si avvicinava a lui sentivo che il tempo stringeva e che se fossi passato così senza far nulla sarei stato soltanto un' altra ombra che passava davanti al suo sguardo perso nel vuoto. A cosa pensava?? E chi lo saprà!? Chissà se ogni tanto lui si domanda se ne vale realmente la pena, chissà se quello spostarsi dal suo solito posto era da leggere come l'ennesimo tentativo di dare una svolta alla sua vita? Chissà se si era seduto lì proprio nella speranza che qualcuno lo notasse?
L'unica cosa che mi venne in mente da fare fu quella di rallentare, fermarmi in corrispondenza e con una tamerice che ci divideva ( vorrei proprio sapere chi ha deciso di piantarle ai bordi del lungomare...sono tristi) mi venne solo da dirgli:" Sorridi Giovanni che è arrivata un'altra estate!" E lui, come se le mie parole lo avessero risvegliato in quel momento da un torpore molesto, mi guardò, mi sorrise con quei pochi denti che ancora conservava e mi disse:" Giusto Roberto, e noi ci siamo ancora.."; sentire quella risposta mi fece capire che, al contrario di ciò che avevo pensato fino ad allora, lui stava proprio pensando, con una sua forma di soddisfazione, che nonostante tutto lui ce l'aveva fatta fin lì e che nonostante tutto continuava a farcele; allora sollevato dalla consapevolezza di aver toccato con mano tutto l'ottimismo del mio amico solitario feci per ripartire e lo lasciai dicendogli: "...e ce la viviamo da protagonisti!".
La sua risata fragorosa mi accompagnò per il resto della giornata.

2 commenti:

mistral ha detto...

Commovente spaccato di vita reale!
Bello il mondo descritto dal piccolo punto di vista di un piccolo paese.
Grazie a Vita ho trovato un'altra piacevole rotta da seguire giornalmente nel mio continuo navigar in queste acque.
Ti abbraccio forte e ricorda che nella teiera sarai sempre il benvenuto.
Spero che ti piaccia il tè....
:))))))))

Roberto ha detto...

Grazie mille...anche per me vale lo stesso quando leggo le tue parole e spero di riuscire a ritagliarmi sempre un pò di tempo per continuare a farlo!!
Un abbraccio anche a te!
Ps.Mi piace il tè..d'inverno è un attimo che ti scalda mente e corpo!!